November 4, 2014

Review "Those of the Cursed Light" in Iyezine (Italian)

Here is the link to the review: http://www.iyezine.com/frozen-dawn-those-of-the-cursed-light

La constatazione che della scena black metal spagnola non è che, in fondo, si sappia un granché, può trovare ragionevolmente una spiegazione nel fatto che si tratta di un movimento piuttosto ridotto a livello numerico, se non altro mettendolo a confronto con quelli delle altre grandi nazioni mediterranee.
I madrileni Frozen Dawn, però, ci mettono del loro per colmare tale lacuna presentandoci questo secondo lavoro su lunga distanza a base di un black stilisticamente definibile old schoool, ma sicuramente dotato di un groove e di un impatto melodico in grado di distinguerlo dall’essere una bieca riproposizione dei “bui” tempi che furono.
Del resto qui, piuttosto che Mayhem, Emperor od Immortal, troviamo atmosfere più vicine al versante svedese del genere, Necrophobic, Naglfar e anche Dark Funeral, in primis, ma resta il fatto che l’album si regge ampiamente sulle proprie gambe grazie a brani efficaci, memorizzabili, ottimamente eseguiti e dallo sviluppo armonico sempre ben presente. Molto di più, quindi, rispetto al canonico palla lunga e pedalare di matrice black’n’roll, Those of the Cursed Light vive anche di variazioni sul tema ed ampie fughe chitarristiche eseguite con gusto classico e capaci di marchiare a fuoco ogni singolo brano.
Lo screaming robusto di Grinder è appropriato e non infastidisce mentre il resto della band si esibisce con una certa precisione supportando il prezioso lavoro della chitarra solista, che trova la propria sublimazione in brani quali Blackened March, la title-track, la magnifica Nocturnal Sacrifice, l’altrettanto coinvolgente The Triumph of God Frost e la conclusiva e dal sentore epico, Kalte Seele, cantata in tedesco.
Una cinquantina di minuti del tutto privi di momenti di stanca e convincenti su tutta la linea costituiscono l’ampio viatico per una promozione a pieni voti nei confronti dei Frozen Dawn, i quali ci dimostrano una volta di più che si può suonare dell’ottimo black metal anche in paesi che evocano immagini di spiagge assolate piuttosto che quelle di sterminate ed innevate foreste.

Review by Stefano Cavanna.