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La constatazione che della scena black metal spagnola non è che, in 
fondo, si sappia un granché, può trovare ragionevolmente una spiegazione
 nel fatto che si tratta di un movimento piuttosto ridotto a livello 
numerico, se non altro mettendolo a confronto con quelli delle altre 
grandi nazioni mediterranee.
I madrileni Frozen Dawn,
 però, ci mettono del loro per colmare tale lacuna presentandoci questo 
secondo lavoro su lunga distanza a base di un black stilisticamente 
definibile old schoool, ma sicuramente dotato di un groove e di un 
impatto melodico in grado di distinguerlo dall’essere una bieca 
riproposizione dei “bui” tempi che furono.
 Del resto qui, piuttosto 
che Mayhem, Emperor od Immortal, troviamo atmosfere più vicine al 
versante svedese del genere, Necrophobic, Naglfar e anche Dark Funeral, 
in primis, ma resta il fatto che l’album si regge ampiamente sulle 
proprie gambe grazie a brani efficaci, memorizzabili, ottimamente 
eseguiti e dallo sviluppo armonico sempre ben presente. Molto di più, 
quindi, rispetto al canonico palla lunga e pedalare di matrice 
black’n’roll, Those of the Cursed Light vive 
anche di variazioni sul tema ed ampie fughe chitarristiche eseguite con 
gusto classico e capaci di marchiare a fuoco ogni singolo brano.
 Lo 
screaming robusto di Grinder è appropriato e non infastidisce mentre il 
resto della band si esibisce con una certa precisione supportando il 
prezioso lavoro della chitarra solista, che trova la propria 
sublimazione in brani quali Blackened March, la title-track, la magnifica Nocturnal Sacrifice, l’altrettanto coinvolgente The Triumph of God Frost e la conclusiva e dal sentore epico, Kalte Seele, cantata in tedesco.
 Una cinquantina di minuti del tutto privi di momenti di stanca e 
convincenti su tutta la linea costituiscono l’ampio viatico per una 
promozione a pieni voti nei confronti dei Frozen Dawn, i
 quali ci dimostrano una volta di più che si può suonare dell’ottimo 
black metal anche in paesi che evocano immagini di spiagge assolate 
piuttosto che quelle di sterminate ed innevate foreste.
Review by Stefano Cavanna. 
 
